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ostante il drammatico evento dello scoppio della guerra
in Iraq e la conseguente mobilitazione degli uomini poli-
tici per tale infausto evento, ha fatto venire meno la pre-
senza di essenziali referenti per la discussione del neo-
nato Piano Regolatore di Roma votato a maggioranza da
tutte le forze politiche, allalba del 20 Marzo 2003.
Il dott. Angelo Di Gati, Presidente dellAssociazio-
ne Culturale Igea, nel presentare gli invitati al dibattito
ha sottolineato limportanza dellapprovazione del Piano
Regolatore, a distanza di quarantanni dallultimo PRG.
Ha evidenziato inoltre che questo è stato battezzato
Piano Verde in quanto su 130.000 ettari di territorio
Comunale quasi 80.000 sono destinati a verde. Nel met-
tere in rilievo limportanza di tale evento, il Presidente
dellAssociazione Igea, ha fatto presente che i Comitati
di Quartiere dovranno affiancare e stimolare le Istituzio-
ni, creando sinergie, con la partecipazione attiva della
cittadinanza.
Il prof. Vittorio Vidotto, nella sua prolusione ha
tracciato il percorso storico dei vari Piani Regolatori dal
1883 al 1962. Già negli anni successivi alla presa di Porta
Pia, si sentiva lesigenza di un Piano che regolamentasse
uno sviluppo armonico della Città di Roma Capitale, ma
sia nel 1873 che nel 1881 non si riuscì a portare a termi-
ne alcun Piano. Solo nel 1883 andò in porto il primo
Piano Regolatore, ma lesecuzione delle grandi opere
programmate non furono realizzate che parzialmente.
Il primo vero e concreto Piano Regolatore della
storia di Roma, fu approvato dalla giunta Nathan nel
1909.
Il Sindaco Ernesto Nathan (radicale, ebreo, mas-
sone, anticlericale, formatosi in ambiente anglosassone)
attua alcune importanti trasformazioni attraverso lo stru-
mento delle municipalizzazioni. Per redigere il Piano
Regolatore e per evitare contrasti, dal momento che il
Piano prevedeva notevoli cambiamenti con una visione
moderna della città, chiama il tecnico (che aveva già ben
operato a Milano) Edmondo Sanjust di Teulada. I pro-
getti sono molto ambiziosi ma i numerosi ostacoli posti
in essere da parte dei proprietari terrieri dellepoca ne
bloccarono in parte la loro realizzazione.
In seguito il Piano Regolatore fascista del 1931,
preparato tra gli altri dallArch. Marcello Piacentini, pre-
vedeva grandi opere viarie con tunnel nel centro della
città, che avrebbero richiesto grandi sventramenti delle-
sistente. Vennero però fatte delle sostanziali modifiche
rispetto al piano iniziale, perdendo anche questa volta
loccasione di intervenire radicalmente per il migliora-
mento della città, e questa sarà purtroppo una costante.
Il Piano del 1962 era molto ambizioso. Innanzi-
tutto era il risultato di un gruppo di pensiero di urbanisti
molto votati alla Pianificazione, quindi ad immaginare
che si potesse attraverso il Piano predisporre le linee di
un effettivo grande sviluppo della Città Capitale. Cera
da tenere conto che si era in una fase di grande espansio-
ne demografica, si pensava addirittura che la città di
Roma avrebbe avuto negli anni duemila circa 4.500.000
abitanti. Ma le previsioni verranno smentite dai fatti in
quanto negli anni settanta la popolazione inizia gradual-
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