Potrebbe  essere  un  esempio  per  il  nostro gioco   del   calcio!   Un   atto   di   slealtà,   un gesto fuori dalle normali regole civili,  gli inglesi  lo  definiscono  con  una  semplice frase:  “this  is  not  cricket!”  Questo  non  è cricket!  Ed  è  sintomatico  che  il  nome  di uno sport, diffuso in tutto il mondo, indichi tutto  ciò  che  implica  un  comportamento incivile. E la frase, entrata ormai nel lessi- co  britannico  comune,  non  riguarda  solo quella disciplina sportiva o un’azione irre- golare di gioco: sta ad indicare in generale la  slealtà  in  tutti  i  campi,  dallo  sport  alla politica, dal commercio al giornalismo, dal modo di vivere di un regnante a quello di un comune cittadino. Insomma quando un inglese perde la sua rituale flemma, non vi manda a quel paese come usiamo in casa nostra, ma pronuncia un po’ alterato  “this is not Cricket!”. D’altronde bisogna speci- ficare che agli albori il cricket era riserva- to solo ai gentlemen. Tuttavia si dice che le sue origini sia state campagnole, forse praticato da quei nobili possidenti   che,   tra   una   guerra   e   l’altra, allora duravano anche 100 anni, si rinchiu- devano  nelle  loro  palazzi  e,  in  attesa  di essere  richiamati  alla  “pugna”,  per  rimet- tersi in forma inventarono un passatempo, ma per non perdere l’allenamento allo spa- done,  lo  idearono  con  tanto  di  mazza  o vigoroso bastone.  Tracce di un primitivo gioco del cricket si ritrovano sin dal 1300, e furono trovate  tra i manoscritti di alcune antiche   abbazie   inglesi,   ma   dalle   stesse tracce si potrebbe risalire anche al baseball dato che le due discipline sono molto simi- li.   La nascita effettiva fu registrata invece nel XVIII secolo, quando le cronache sportive riportarono in “neretto” un articolo con  il primo   incontro   ufficiale   fra   due   contee. Singolare,  ma  trattandosi  di  cricket  non tanto, giocarono senza regole ben definite. Alla “Carlona”, ma gli inglesi non l’avreb- bero mai detto per le sue origini francesi! Le regole furono codificate solo nel 1787 e, nella stessa circostanza, fu aumentato il numero dei paletti da abbattere fissati sul terreno di gioco denominato wickett e  isti- tuito  il  “Governo  del  Cricket”  con  sede ufficiale a Londra. Nel volgere di pochi anni il cricket, prati- cato all’inizio solo da gentlemen, si diffu- se  in  tutte  le  aree  dell’Impero  Britannico tanto da divenire quasi lo sport nazionale e  le  categorie  dei  praticanti  furono  divise in gentlemen (dilettanti) e player (profes- sionisti), ma la sua stella nel volgere di una cinquantina d’anni (forse col declino del- l’Impero), cominciò ad offuscarsi, perden- do  praticanti  e  spettatori  forse  per  l’este- nuante lunghezza delle partite alcune delle quali potevano durare sino a cinque giorni per ben sei ore ad ogni match! Tra queste figuravano i “Test match” fra le nazionali inglesi e australiane. Il lento ma inesorabile calo degli spettato- ri ed una successiva crisi economica deter- minarono  una  vera  e  propria  rivoluzione nel regolamento federale: l’introduzione di gare  ad  un  solo  inning  e  con  un  numero limitato di over. Ovvero, in parole povere, le squadre potevano essere in battuta solo una volta con il limite massimo di sei lanci consecutivi. A  questo punto bisognerebbe spiegare che l’inning è il turno di battuta di un giocatore o di una squadra, che la squa- dra continua a battere finché dieci dei suoi undici battitori vengono eliminati, che tutti gli incontri di professionisti si giocano due inning per parte mentre una partita a over limitati si gioca su un inning per parte. Tolto  il  numero  esagerato  di  regole,  che molti  definiscono  misteriose  perché  non tutti  le  conoscono,  il  gioco  del  cricket  è abbastanza semplice. Si disputa a squadre in cui figurano undici battitori fino a quasi 30   componenti.   In   un   campo   di   gioco, viene delineato un rettangolo alle cui due estremità  vengono    collocati  i  wicket  da abbattere.   Il   wicket   è   composto   da   tre paletti di legno sormontati da due barrette da far cadere colpendole con una palla, alla cui difesa, però, c’è un portiere. Come nel baseball una squadra batte e l’altra riceve. Nel  cricket  chi  sta  in  difesa  deve  evitare che il battitore riesca a far cadere una delle due barrette del wichet. L’equipaggiamento comprende guanti da battitore, guanti da ricevente, gambiere e pettorali   per   il   portiere,   caschetto,   una mazza  piatta,  lunga  meno  di  un  metro  e larga   poco   più   di   10   centimetri.   I   tre bastoncini,   wicket,   sono   appuntiti   per essere  infilati  in  terra.  Il  gioco  si  svolge all’insegna  della  massima  lealtà  ed  ogni decisione arbitrale, non viene mai discus- sa o commentata. Forse bisognerebbe che i   nostri   calciatori   trascorressero   i   loro periodi di ferie ospiti di qualche squadra di cricket per vedere come  si comporta- no  quei  giocatori  che  nel  tempo  hanno fornito   alla   lingua   inglese   un   nuovo modo di dire per indicare un gesto sleale: this is not cricket! www.igeanews.it Il Forum è sul nostro sito. Quali le vostre opinioni e proposte? 17 This is not cricket! dicono gli inglesi vedendo una scorrettezza IL “BON TON” DELLO SPORT – Fabio Ferrari Pocoleri – I l Chiodo Fisso, è un ristorante mediterraneo che soddisfa tutte le esigenze di una clientela sempre più attenta al rapporto quaità/prez- zo.  Carne  argentina,  pesce  sempre  fresco,  paella  marinara,  primi  e secondi per tutti i gusti, e tanti dolci fatti in casa, sono solo alcune delle scelte presenti sul menù. C’ è anche la pizzeria, con oltre 30 tipi di pizza che si possono gusta- re sia a pranzo che a cena (no domenica a pranzo). 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